(Praga 1883 - Lipnice 1923) scrittore ceco. Personaggio eccentrico fino alla leggenda, visse dei più disparati mestieri (garzone di drogheria, impiegato di banca, redattore di giornale), dandosi di tanto in tanto al vagabondaggio e passando gran parte del suo tempo tra bettole e taverne. Nel 1911 fondò un grottesco «Partito del progresso moderato nell’ambito della legge», ironicamente devoto al regime austro-ungarico. Chiamato alle armi, nel 1916 disertò per passare ai russi e combattere contro l’Austria nelle legioni cecoslovacche. Nel 1918 entrò nelle file dell’Armata rossa. Nel 1920, tornato a Praga, iniziò la composizione di Le avventure del buon soldato Švejk durante la guerra mondiale. Alla sua morte il romanzo restò incompiuto e il giornalista K. Vanek (1887-1933) ne scrisse la quinta e sesta parte, con esiti assai meno felici. La popolarissima opera di H., che ha avuto numerose riduzioni teatrali e cinematografiche (celebre quella di B. Brecht, messa in scena da E. Piscator), racconta le tragicomiche vicende di un anti-eroe a confronto con grandi avvenimenti storici, in particolare con la guerra, sentita come espressione del soffocante burocratismo dell’apparato militare austriaco (ma anche di tutta la vita dell’impero) e come intollerabile peso di una lotta combattuta per conto e interesse di altri. H. tende ad abbassare il suo messaggio di pacifismo, attraversato da sottili venature anarchiche, a un tono di burlesco quotidiano, di minima parodia, in cui si esalta uno dei caratteri tipici del popolo ceco: l’ironia come strumento di autodifesa di fronte all’incombere minaccioso di forze esterne e incontrollabili.